MAGICA PERCHÉ

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di Alfredo Laurano

Forse per i suoi colori giallorossi, che sono quelli della città che rappresenta. 
Forse perché sono strettamente intrecciati con la vita, i panorami e le atmosfere di questa città eterna, “unico grande amore de tanta e tanta gente che fa sospirà”.
Forse perché sono stati scelti per essere non soltanto quelli della maglia di una grande squadra – come quella realmente magica del secondo scudetto, quella di Conti, Pruzzo, Falcao e Di Bartolomei – ma di una bandiera quasi universale che raccontava di spettacolari tramonti, del biondo Tevere, della patina ocra dei palazzi antichi e degli ori di certe chiese e del barocco, diffuso a piene mani. Oltre alla tanta romanità, al suo Medioevo, al suo Rinascimento e alla luce seducente della storia, che filtra prepotente attraverso gli archi del Colosseo.

E quei colori, quelle tante sfumature naturali di rosso pompeiano e porpora che virano all’intenso giallo, sono realmente unici e magici, sono il riflesso più vivace della passione che si coniuga e si esalta nell’immaginario collettivo di chi soffre, piange e tifa. 
Sono quelli delle tuniche romane, che si indossavano sotto la corazza, che si trasformano in cromatiche divise da pallone – “gialle come er sole, rosse come er core mio” – che corrono sul prato verde e nell’azzurro cielo.
Sono mito e magia, incantesimo e lusinga: come vuole fiaba, leggenda e tradizione.
Sono lo sfondo naturale di quell’infinita, inconfutabile emozione che si chiama amore.

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