Un Uomo Normale

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Quando le cose vanno bene a Roma si tende a pontificare forse in maniera eccessiva, come cautamente dicono dalla società ancora non abbiamo fatto niente, è vero, ma per la prima volta da molto tempo sento che la fiducia nel futuro della Roma non si basa esclusivamente sulla cieca e parzialissima speranza di un imperterrito tifoso, ma su una serie di segnali inequivocabili. 

  1. forma giocatori: sono tanti i giocatori che sono migliorati, messi nelle condizioni di concentrarsi sul proprio lavoro, sia i nuovi arrivati che gli altri stanno facendo bene, si ha l’impressione che si sia instaurata tra i giocatori quella sana competizione emulativa a migliorarsi e ad essere utili per la squadra. 
  2. flessibilità tattica: al contrario di come era stato presentato, Fonseca non è uno dei tanti figli di Zeman, votati ad un ortodossia tattica indipendentemente dalla squadre avversarie o dalle capacità dei propri giocatori, ma adegua di situazione in situazione soluzioni diverse. Soluzioni che a detta dei risultati sono state corrette. Ha dimostrato una grande capacità di gestione e di analisi delle criticità.
  3. Fiducia: sono tante le manifestazioni di fiducia da parte dei giocatori, anche dai più rappresentativi, fin dai primi giorni di allenamento. Non sveliamo un segreto se diciamo che la fiducia nel tecnico da parte della società e dei giocatori è condizione necessaria senza la quale non sarebbe possibile costruire nessun progetto ambizioso. Questo tecnico arrivato in un ambiente difficile, non come prima scelta, ha saputo conquistarsi molto rispetto. 

Questo matrimonio fra la Roma e il suo nuovo tecnico funziona e il merito va anche dato alla situazione ambientale che Fonseca ha trovato, il dolorosissimi addi nell’arco di pochi anni dei due giocatori più rappresentativi della storia della Roma hanno lasciato un terreno fertile e un ambiente più ricettivo per il nuovo allenatore. La naturale modestia e sobrietà con cui Florenzi indossa la fascia di capitano ha agevolato il compito di Fonseca, che non ha dovuto contendersi, come i suoi predecessori, spazi di autorevolezza nello spogliatoio. 

Tratti di gioco entusiasmante si erano visti anche nei precedenti anni con Spalletti 2 e Di Francesco, quello che era mancata è stata la continuità nei risultati, a questo punto uno spogliatoio meno turbolento e un direttore sportivo con intenzioni, oltre che idee, chiare ci fanno ben sperare.